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Rischi catastrofali: perché oggi l’assicurazione non è più solo un’opzione

Assicurazione Rischi Catastrofali

Probabilmente è più di un anno che senti parlare di questa novità: l’obbligo per le imprese italiane di stipulare una polizza assicurativa contro i rischi catastrofali. Una notizia che ha iniziato a circolare con insistenza nel 2023, accompagnata da un misto di curiosità, dubbi e – diciamolo – un certo disorientamento.

In tanti pensavano che sarebbe rimasta una proposta. E invece no. Con la Legge di Bilancio 2024 e i successivi decreti attuativi, questo obbligo è diventato realtà. E riguarda la totalità delle imprese italiane, escluse solo quelle del comparto agricolo.

Ma cosa significa esattamente stipulare una “polizza contro i rischi catastrofali”? Chi è coinvolto, cosa deve assicurare, entro quando, e soprattutto: perché non conviene aspettare l’ultimo minuto per mettersi in regola?

Vediamolo insieme.

Quando la realtà supera le previsioni

Chiunque viva e lavori in Italia ha ben presente quanto il nostro territorio sia esposto agli eventi naturali estremi. Basta pensare all’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna nel maggio 2023: piogge torrenziali, esondazioni, frane, vittime e intere aree produttive paralizzate.

Secondo i dati ufficiali, quell’evento ha causato oltre 10 miliardi di euro di danni, colpendo infrastrutture, abitazioni, aziende agricole e industriali. Le frane censite sono state più di 280. A pagarne il prezzo, però, non sono stati solo i territori direttamente coinvolti, ma l’intero sistema economico: filiere interrotte, produzione bloccata, posti di lavoro a rischio.

E quando si è trattato di far fronte ai danni, le imprese hanno scoperto – ancora una volta – che l’intervento dello Stato, seppur previsto, non è sempre tempestivo né sufficiente.

Molti imprenditori si sono trovati senza copertura, in attesa di fondi promessi, che però arrivavano tardi, o coprivano solo una parte delle perdite. Altri hanno dovuto anticipare i costi delle riparazioni, con conseguente pressione sulla liquidità e, in alcuni casi, impossibilità di ripartire.

Da qui, il passo verso un obbligo normativo che spingesse il tessuto imprenditoriale italiano verso un approccio più preventivo e strutturato è stato breve.

 

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Che cosa prevede la nuova legge

La Legge n. 213/2023, pubblicata a fine dicembre, ha introdotto ufficialmente l’obbligo per tutte le imprese italiane – fatta eccezione per quelle agricole – di stipulare una polizza assicurativa contro eventi catastrofali naturali.

L’obbligo riguarda in particolare i beni materiali iscritti nell’attivo di bilancio: parliamo di immobili, impianti, attrezzature, macchinari. Tutto ciò che ha valore e serve all’impresa per operare.

Gli eventi da cui ci si deve coprire non sono scelti a caso. Il legislatore ha individuato quelli più frequenti e distruttivi sul nostro territorio: terremoti, alluvioni, inondazioni, frane, esondazioni.

L’obiettivo è chiaro: impedire che un evento estremo metta in ginocchio un’azienda e, con essa, una filiera, un territorio, un’economia locale.

Ma c’è di più. Il decreto attuativo del 30 gennaio 2025, n. 18, ha dettagliato ogni aspetto operativo della norma: cosa va assicurato, quali sono i limiti, le esclusioni, i criteri per la definizione del premio.

È una regolamentazione piuttosto precisa, e per questo – se sei un imprenditore – vale la pena iniziare a informarsi per tempo, anche solo per scegliere con consapevolezza tra le proposte assicurative disponibili.

Chi è coinvolto e quali beni devono essere coperti

L’obbligo riguarda tutte le imprese iscritte al Registro delle Imprese, indipendentemente dal settore, dalla forma giuridica o dalla dimensione. Quindi sì: anche le microimprese e le ditte individuali.

Vanno assicurati i beni materiali strumentali, ovvero:

  • I terreni utilizzati per l’attività produttiva;
  • I fabbricati, comprese le strutture murarie e impiantistiche;
  • Gli impianti e i macchinari a uso produttivo;
  • Le attrezzature industriali o commerciali, come macchine utensili, macchinari per la logistica o per il confezionamento.

Non rientrano nell’obbligo le merci o i beni mobili non strumentali, ma possono comunque essere coperti con partite aggiuntive.

Ma quanto costa una polizza catastrofale?

Il premio assicurativo non è fisso: viene calcolato in base a criteri oggettivi, come il livello di rischio della zona in cui si trovano i beni, il tipo di costruzione, la presenza di misure di prevenzione (barriere idrauliche, consolidamenti, ecc.).

Le aziende che adottano strategie di mitigazione del rischio, ad esempio, possono beneficiare di premi più bassi.

Inoltre, per le somme assicurate fino a 30 milioni di euro, la normativa prevede che il massimo scoperto a carico dell’impresa non possa superare il 15% del danno.

Se invece la somma assicurata supera quella soglia, i massimali diventano oggetto di trattativa tra assicurato e compagnia.

E se non mi assicuro?

Nessuno verrà a bussare alla porta con una sanzione, almeno per ora. Ma attenzione: la legge è chiara. Chi non è in regola con la copertura obbligatoria non potrà accedere ad agevolazioni pubbliche, contributi a fondo perduto o ristori in caso di calamità naturali.

In pratica, chi non si protegge in anticipo si autoesclude da ogni forma di supporto se dovesse succedere qualcosa.

Il calendario aggiornato: chi deve muoversi subito

L’obbligo, inizialmente previsto per il 31 marzo 2025, è stato rimodulato con il decreto-legge del 31 marzo 2025, che ha differenziato le scadenze in base alla dimensione dell’impresa:

  • Le grandi imprese devono rispettare la data iniziale, ossia entro il 31 marzo 2025.
  • Le medie imprese hanno tempo fino al 1° ottobre 2025.
  • Le piccole e microimprese potranno adeguarsi entro il 31 dicembre 2025.

Attenzione però: le aziende che già dispongono di una copertura attiva per uno dei rischi (terremoto, alluvione, frana) possono posticipare l’adeguamento al primo rinnovo utile della polizza, a condizione che venga poi allineata ai criteri della nuova legge.

Perché non conviene aspettare l’ultimo minuto

È comprensibile voler rimandare, soprattutto quando si tratta di un nuovo adempimento. Ma aspettare fino a dicembre – o ottobre, se sei una media impresa – potrebbe essere controproducente.

In primo luogo, scegliere una polizza non è una formalità. Richiede tempo, confronto tra preventivi, valutazione delle condizioni, verifica dei massimali e delle franchigie.

In secondo luogo, gli eventi naturali non aspettano. L’assicurazione, se attivata in tempo, protegge anche prima della scadenza fissata per legge. E questo, in un contesto climatico sempre più imprevedibile, può fare la differenza tra restare operativi o fermarsi a tempo indeterminato.

E i privati? Dovrebbero preoccuparsi anche loro?

La normativa non impone l’obbligo alle persone fisiche, ma il consiglio è semplice: se possiedi una casa, un’attività in proprio, un magazzino, verifica se la tua attuale assicurazione copre i rischi catastrofali.

Stipulare una polizza completa può sembrare una spesa in più, ma in caso di emergenza diventa una risorsa vitale per ricominciare senza perdere tutto.

In sintesi: protezione prima di tutto

Quello che sta accadendo con questa norma è molto più di un obbligo di legge. È un cambio di passo culturale, una spinta verso una maggiore responsabilità nella gestione del rischio.

Chi si tutela oggi non lo fa per la legge, ma per continuare a fare impresa con maggiore serenità domani.

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